A Coco,
quel semino che ho dovuto
lasciare andare troppo presto...
La fine della scuola porta con sé tante riflessioni, soprattutto quando si
conclude un ciclo di studi e si resta in attesa che se ne apra un
altro.
Proprio oggi ricordavo insieme ad Enrica quanto mi abbia scombussolato il
passaggio di Coco dalla scuola dell'infanzia alle elementari.
Forse è stato perché non ero certa di aver fatto la scelta giusta facendole
anticipare di un anno l'inizio della scuola, forse perché avevo la
sensazione che stesse crescendo troppo velocemente, forse perché
erroneamente interpretavo quel passaggio come il momento che avrebbe
decretato la fine della sua infanzia, sicuramente perché io non ero pronta a
quel cambiamento, a quel suo ulteriore passo verso l'indipendenza.
Fatto sta che mi ci è voluto un bel po' per digerire la cosa...
Combattuta fra il mio essere refrattaria ai cambiamenti e la necessità di
fare il bene della bambina, ho deciso di affidarmi all'esperienza e alla
professionalità delle insegnanti e oggi, dopo 6 anni, sono qui a ribadire la
bontà di questa scelta e a ringraziare da un lato quelle maestre che un po'
contro voglia e contro il loro interesse (come hanno tenuto a sottolineare)
hanno lasciato andare Coco e dall'altro quelle che l'hanno accolta, l'hanno
coccolata e accompagnata nei successivi 5 anni.
A tal proposito sono andata a ripescare all'interno della nostra libreria questo albo illustrato edito da Zoolibri.
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Ho riflettuto sul fatto che i genitori sono un po' come l'albero protagonista:
in vari modi si prendono cura dei loro figli e sanno di doverli lasciare
andare ma a volte desiderano ritardare il più possibile quel momento.
Nel racconto è il piccolo seme a non volersi staccare dall'albero, forse perché nel suo caso la paura dell'ignoto supera la fame di scoperta e di conquista del mondo che in genere hanno i giovani e l'albero, da buon genitore, cerca di ripararlo dalle situazioni difficili, di proteggerlo dai pericoli, di fornirgli gli strumenti necessari per affrontare il mondo.
In fondo i genitori sono così: in perenne stato di agitazione per il futuro dei loro figli...
Quando poi inevitabilmente giunge il momento del distacco, a volte temono che i bambini non siano abbastanza grandi per intraprendere il viaggio verso la loro indipendenza.
Senza farsi pregare, li coccolano ancora un po' e trovano delle giustificazioni (spesso prive di fondamento) con se stessi per evitare di lasciarli andare.
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In fondo al cuore sanno che questo comportamento non è giusto ma a volte a
prevalere in loro è la paura che i figli si perdano "chissadove", questo
strano posto di cui non si sa nulla e che per questo spaventa.
Poco importa se questi bambini smettono di sperimentare e di scoprire, poco importa se finiscono col perdere anche le cose belle del mondo che li
circonda.
Il mondo però, si sa, è pieno di imprevisti e può accadere che qualcosa
vada in modo diverso da come si è immaginato come quando, nel racconto, arriva la gazza.
L'animale, seguendo il suo istinto, porta via il seme dal suo albero e lo lascia
andare "chissadove".
La sua non è cattiveria ma è la dimostrazione del fatto che la natura tenta sempre di ristabilire il giusto ordine delle cose.
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Eventi di questo genere non sono da ritenere sfortunati ma piuttosto vanno accolti come opportunità .
In fin dei conti dunque, non importa sapere dove sia e che tipo di posto sia "chissadove".
Dovremo solo attendere con fiducia e quando a distanza di tempo vedremo i nostri figli cresciuti, forti e felici, avremo la certezza che si tratti di un posto sicuramente molto bello.
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CHISSADOVE
Cristiana Valentini con le illustrazioni di Philip Giordano
Anno di pubblicazione: 2019
24 pp., Illustrato
Prezzo di copertina: 16€
Età di lettura: dai 3 anni
